martedì 23 novembre 2010

Giorno senza sole

Terra straniera ospita i tuoi passi,
il tuo volto non brilla nei miei orizzonti
e i tuoi occhi nei miei giorni sono spenti.
Non senti la voce del mio cuore?
Non vedi il giorno senza sole?
Sei partito e vorresti non tornare,
tutto si ferma non sa più per chi la vita.
Girolamo Alessi



mercoledì 17 novembre 2010

Sant'Antonio affronta il tiranno Ezzelino da Romano


Pietro Annigoni
Sant'Antonio affronta il tiranno Ezzelino da Romano
Cappella delle benedizioni della Basilica del Santo, Padova
affresco, cm 752 X 490, 1982

L'affresco focalizza il momento più delicato del confronto tra il predicatore e il tiranno: si contrappongono la ragione di stato e la parola del Vangelo, l'indifferenza dei potenti e la parola di Dio. E' un gioco di gesti e di sguardi che attestano l'irriducibilità del politico e la cinsapevolezza del fallimento del santo. Il tiranno si protende in avanti in atto per metà di sfida e per metà di curiosità, ma già tiene il pollice della mano destra verso, in segno di diniego, segnalando la decisione con la mano sinistra.
Alla tensione provocatoria di Ezzelino, che studia attentamente la reazione del santo, corrisponde il gesto della mano di Antonio che allenta la stertta sul vangelo, seguendo il rilassamento di tutta la figura. Il frate ha smesso di insistere e la chiusura del dialogo resta affidata all'enigma ma i del tutto sondabile dei due sguardi che s'incrociano.
Il tema è attualissimo e, purtroppo, di esperienza quasi quotidiana in ogni luogo in cui solo convenienze politiche, ragioni di stato e interessi di parte ispirano i valori e le scelte sociali ed esistenziali. La decisione è presa. La ragion di stato ha prevalso sull'invito alla clemenza e alla generosità. Ma non c'è soddisfazione sul volto del tiranno: l'espressione è dura, tirata, irremovibile eppure deformata da una perplessità interiore, da un interrogativo che indubbiamente riguarda il coraggio e l'energia morale del frate. Il gesto del tronco in avanti è tipico di chi s'interroga e vuol meglio rendersi conto, capire meglio le motivazioni e la sorgente di forza di chi ha di fronte.

mercoledì 10 novembre 2010

Il simbolismo dell'ape

L’ape, in diverse culture - seppur tra loro lontanissime - simboleggia la parola e l'eloquenza. Nella cultura ebraica, per esempio, l'ape è associata al linguaggio, e il suo nome - dbure - deriva dalla radice dbr che significa parola, da cui il rapporto stabilito tra l'ape e il verbo. Nella cultura greca è il simbolo dell'eloquenza, della poesia e dell'intelligenza. E a tale riguardo la leggenda narra che delle api si posarono sulle labbra di Platone quand'era ancora nella culla. La stessa cosa accadde a Pindaro e a Sant'Ambrogio di Milano. L'ape possiede anche altri significati simbolici: essa è uno dei simboli della resurrezione e di sobrietà (lo stesso Platone sosteneva infatti che le anime degli uomini sobri si reincarnano sotto forma di api). Nella cultura celtica l'ape è simbolo di perfezione, mentre per le popolazioni della Siberia e dell'Asia centrale rappresenta l'anima che ha lasciato il corpo umano.

L’intero catino absidale della basilica di Sant’Apollinare in Classe, presso Ravenna (consacrata nel 549), è decorato con uno splendido mosaico che rilegge in chiave simbolica l’episodio evangelico della Trasfigurazione, riconosciuto “patrimonio dell’umanità” dall’UNESCO. Al centro di questo si erge solenne la figura di Sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna, con le braccia aperte in atteggiamento orante: è ritratto nel momento di innalzare le sue preghiere a Dio perché conceda la grazia ai fedeli affidati alla sua cura. La sua veste, o “casula”, è ricamata con numerose (per la precisione 207) api.

L'ape è simbolo di regalità in Caldea e nella Francia dell'Impero a causa del fatto che la regina, a lungo, fu considerata un re alla testa di una comunità industriosa e prospera. Il simbolismo dell'ape, però, non era sconosciuto nemmeno nell'Antico Egitto, dove l'animaletto è associato ad un segno, forse un fulmine, ad indicare il faraone. Nell'arte e nella tradizione dell'Egitto essa è simbolo dell'anima ed è di origine solare: sarebbe nata dalle lacrime di Ra, il dio-sole, cadute sulla terra. In Cina l'ape ha un ruolo associato agli aspetti terribili della guerra. In Africa l'ape è un personaggio favoloso, rappresenta l'uomo e la sua organizzazione sociale, come presso i sudanesi dell'ansa del Niger. L'ape è spesso associata all'anima che lascia il corpo di un uomo, come in Siberia, nell'Asia centrale e presso gli Indiani dell'America del Sud. Per i Nosairi, eretici musulmani di Siria, Alì, "leone di Allah", è il "principe delle api". Api che sarebbero degli angeli o dei credenti. Nel linguaggio metaforico dei Bektashi, l'ape rappresenta il derviscio ed il miele è la realtà divina che egli cerca. I Celti si rifocillavano con vino mielato ed idromele. Quest'ultimo era ritenuto la bevanda dell'immortalità e le api dalle quali si ricavava erano strettamente controllate dalla guardia reale. Il gallese cwyraidd, da cwyr, "cera", significa "perfetto, compiuto" e l'irlandese moderno céir-bheach, che vuol dire "cera d'api", indica anche la perfezione. Ad Eleusi ed a Efeso, le sacerdotesse avevano il nome di api. Virgilio celebra le virtù di questi operosi animaletti che si trovano raffigurati sulle tombe come segni di sopravvivenza dopo la morte. Nella religione greca l'ape rappresenta l'anima discesa tra le ombre che si prepara al ritorno, talvolta viene identificata con Demeter. L'ape è simbolo di eloquenza, poesia ed intelligenza. Il Sagramentario gelasiano allude alle straordinarie qualità delle api che suggono i fiori sfiorandoli senza sciuparli. Per il suo miele e il suo pungiglione, l'ape è considerata l'emblema del Cristo: dolcezza e misericordia unita alla giustizia. Anche la forma del corpo dell'ape è significativa. Il corsaletto è l'immagine dell'uomo spirituale, la parte inferiore è considerata carnale. Nella gola del leone straziato da Sansone, si forma uno sciame di api e cola il miele. L'ape è anche simbolo di vittoria e di ricchezza. Secondo Origene dopo l'acqua che ha dissetato il pellegrino durante la traversata nel deserto, si trova il miele, il nutrimento dei mistici, ricchezza e vittoria dello spirito. L'ape rappresentava le sacerdotesse del tempio, le Pitonesse, le anime pure degli iniziati, lo spirito, la parola. Sul piano sociale, rappresenta il signore garante dell'ordine e della prosperità, re od imperatore che fosse, ma anche l'ardore guerresco ed il coraggio.

domenica 7 novembre 2010

Ritorna la vita

Orizzonti infiniti
per sguardi di luce,
oltre il mare ti vedo,
scopro ogni giorno
il tuo giovane volto.

Oltre le barriere
sento il tuo cuore
e ricerco testardo
un battito mio
e ritorna la vita.
Girolamo Alessi